Alla notizia della morte della madre Luca sviene. Quando si risveglia sente una forte pressione sul petto, la gola stretta, i colori intorno sono alterati e ogni movimento gli appare più lento. Per lui tutte quelle emozioni sono nuove e incomprensibili, l'unica spiegazione che riesce a darsi è di essere diventato un pesce e di vivere sott'acqua. Si chiude in un ostinato silenzio, dialoga utilizzando brandelli di carta, quaderni, fogli d'occasione e inizia a interagire col mondo come se la trasformazione fosse avvenuta. Un solo pensiero lo rincuora, le parole che la madre ogni sera gli sussurrava prima di andare a letto: «Nessuno di noi morirà». Da qui il bambino si convince che lei abbia mantenuto la promessa, che sia da qualche parte nel mondo, e decide di scappare per andare a cercarla. È l'inizio di un viaggio solitario che, nella scoperta dei luoghi e la causalità degli incontri, lo spinge verso la comprensione della morte e di sé, e di quel dolore straniero e inaspettato.
“Questo libro è un memoir, un taccuino di viaggio, il diario intimo di uno scrittore che si confronta con i propri fantasmi e con l'ombra di un «male oscuro», durante un soggiorno imprevisto in un'isola che diventa esilio dell'anima, dove i luoghi sembrano incarnare tutto il bene e tutto il male della vita. Francesco Borrasso parla di sé e di ciò che lo circonda con la naturalezza di una confessione, denudandosi e consegnandosi al lettore con l'intenzione – poetica e programmatica – di rompere i confini tra vita e scrittura: così, tra il paesaggio urbano e inquinato di Capoterra, i quartieri medievali di Cagliari e una Alghero dalla bellezza selvaggia, prende corpo in queste pagine la mappa emotiva di una Sardegna oscura, dal fascino arcano, lontanissima dalle immagini turistiche, una terra in cui il cielo sembra più basso, il buio più buio e la luce più luce, e in cui i ricordi diventano talmente nitidi da poterli toccare, i vivi e i morti, i demoni e gli angeli convivono in un tempo che pare sospeso, ma che inesorabile passa, portando con sé anche i dubbi e le incertezze di chi lo abita”.
«Quelle sono state le ultime cose che abbiamo fatto insieme, se l'avessi saputo ti avrei detto ti voglio bene, ti avrei stretto in uno di quegli abbracci che non ci siamo mai dati, che tra di noi sono sempre mancati. Dopo qualche minuto è squillato il telefono di casa, mia sorella era ancora a dormire nella sua cameretta. Guardai l'ora, le tre di notte erano passate da poco. Dall'altra parte del telefono c'era la mamma che mi diceva di chiamare un'autoambulanza, la sua voce era debole, priva di dramma. Eri svenuto mentre stavi guidando e vi eravate andati a schiantare contro un muro». Dieci anni fa mio padre è morto a causa di un aneurisma al cervello, una morte rapida, improvvisa. Più o meno nello stesso periodo ho iniziato a soffrire di terribili attacchi di panico e sono stato colpito da una profonda depressione che mi ha portato ad un uso massiccio di farmaci e a manie suicide. Questa è la storia di come sono riuscito a restare vivo.
Le piccole storie che ci abitano, le conversazioni a margine di una notte, i ricordi da elaborare, le foto, i vecchi dischi, le parole: tutto quello che parla di noi può essere detto in un racconto. I fantasmi che aleggiano in queste pagine sono tanti: essi prestano il velo a persone che amiamo o che ci hanno accompagnato per un pezzo della nostra vita. Sono rimasti a ragionare con noi, in un'anticamera intima e quotidiana, dove si scontrano a viso aperto le paure antiche e il coraggio di vivere. Il genere del racconto, spesso considerato ingiustamente un genere fantasma, qui si rivela in tutte le sue potenzialità, offrendo lo spunto per entrare nelle ferite, indagare nell'ombra e riemergere; tutto nel tempo di poche fermate di metro.
"Daniel Alberti aveva una figlia e una moglie. Oggi ha perduto entrambe; la figlia per un male incurabile, la moglie per gli eventi della vita. Daniel racconta il suo percorso: l'incontro con Victoria - sua moglie, l'innamoramento, la bambina in arrivo, il matrimonio, gli anni felici, e poi la malattia della figlia e la sua inesorabile discesa verso la morte, l'incrinarsi del rapporto con Victoria. La vita e le sue contraddizioni, l'amore e i suoi punti di vuoto, la lotta e le volte che si esce sconfitti. La bambina celeste è un'opera delicata e struggente: l'autore racconta, con rara onestà e qualità letteraria, quella che è considerata la più assoluta e innaturale delle perdite, mostrando come questa possa seguire a volte proprio le leggi di natura, contro cui non si può nulla. E lo fa con una storia capace di commuovere e che insegna ad accettare anche ciò che in apparenza può sembrare inaccettabile." Prefazione di Renzo Paris.